Si stima che in Italia il 12,8% degli uomini soffra di disfunzione erettile. Essa è definibile come una “persistente e ricorrente incapacità di ottenere o mantenere una erezione peniena adeguata per il completamento della attività sessuale”.
Una problematica che tocca, più di ogni altra disfunzione sessuale maschile, il nucleo centrale dell’identità virile.
Ogni uomo tende ad organizzare, la propria autostima sulla risposta erettiva, vissuta come virilità, e sulla performance vissuta come conferma dell’essere virile.
Questo comporta che la personalità, il comportamento e gli atteggiamenti di un uomo nei confronti della vita siano in gran parte guidati dall’idea che egli ha del proprio pene.
Conseguentemente il disturbo erettile o momentanee defaillance vanno ad influenzare in vario modo la vita del soggetto agendo negativamente sulle relazioni sociali e sulla qualità della vita in generale, provocando spesso depressione, ansia e perdita dell’autostima.
Spesso il pazienti dichiara di non sentirsi più un vero uomo, di non valere come persona, sente o pensa di non avere il rispetto della partner, ne teme l’ira, i rimproveri, ha timore di perderla o ha paura che gli altri possano sapere.
Cause della disfunzione erettile
Le condizioni cliniche che possono compromettere l’erezione sono:
• cause meccaniche (anormalità congenite del pene, danni da trauma, chirurgia demolitiva del bacino: prostatectomia e cistectomia radicali), danni ai nervi che mediano il riflesso d’erezione (sclerosi multipla, danni al midollo spinale, danni ai motoneuroni),
• cause vascolari con compromissione emodinamica dell’erezione (arteriosclerosi dei piccoli vasi penieni, priapismo dovuto a trauma o ad anemia, anormale drenaggio dei corpi cavernosi),
• cause endocrine da compromissione ormonale (deficienza di testosterone, iperprolattinemia), da diabete (gli esatti meccanismi sono sconosciuti, forse esiste una compromissione vascolare e neurologica) e infine da farmaci (antipertensivi, alcool, narcotici, bloccanti-adrenergici, TCA, SSRI e neurolettici) (Volterra, 2002).
Il ruolo dei fattori psicologici nella disfunzione erettile
Quando non vi siano evidenze cliniche che giustifichino la disfunzione bisogna tenere in considerazione che i fattori psicologici possono avere un ruolo preminente nell’insorgenza, nella gravità, nell’esacerbazione o nel mantenimento della disfunzione.
Particolari stimoli di tipo psicogeno come la perdita di sicurezza, l’ansia legata al rapporto sessuale, la paura dell’insuccesso, il giudizio, l’eccessivo coinvolgimento emotivo, schemi cognitivi di tipo sessuofobico, un'educazione di tipo repressivo e iper-religiosa o i pregiudizi riguardanti la dimensione del pene, il numero massimo di eiaculazioni possibili, possono inibire l’erezione.
Le risposte di impotenza possono altresì essere determinate dall’incapacità di abbandonarsi, dalla ridotta sensazione di eccitazione e piacere sessuale o dalla richiesta di prestazioni sessuali che il soggetto sente come troppo esigenti.
Per alcuni soggetti la capacità, non solo di raggiungere l’erezione, ma di donare piacere alla propria donna potrebbe rappresentare un “dover dimostrare” un’abilità, andando ad incrinare il loro senso di sicurezza, determinando ansia da prestazione, l’angoscia di non essere all’altezza o la paura di non sentirsi sufficientemente preparato.
Sull’erezione influiscono anche aspetti come l’eccessivo coinvolgimento emotivo, la mancanza o eccessiva familiarità come l’ostilità verso il partner e i conflitti di coppia.
Altresì, circa il 30% dei casi il disturbo dell'erezione è stato preceduto da vari anni di eiaculazione precoce, che ha connotato il rapporto sessuale in modo negativo, con conseguente blocco del desiderio e ansia nel rapporto.
In tutte queste evenienze compare un senso d’insicurezza che sollecita l’individuo a verificare le proprie capacità con continui tentativi di rapporto miranti a stabilire l’autostima. Ciò unitamente al timore dell’insuccesso innesca un meccanismo inibitorio del tipo “profezia che sì autodetermina” che consolida il meccanismo inibitorio dell’erezione: a lungo andare gli insuccessi infiacchiscono il desiderio sessuale, per cui il soggetto da una parte perde la stima nelle proprie capacità erettili ed evita i rapporti sessuali e dall’altra vive ogni rapporto come una prova (Masters et al., 1987). Masters e Johnson (1970).
La presenza di pensieri ansiogeni (preoccupazioni circa le proprie prestazioni sessuali e/o per le dimensioni del proprio pene, atteggiamenti negativi verso il sesso ed il piacere, incapacità di abbandonarsi alle proprie sensazioni corporee, mancanza di coinvolgimento e/o novità, lo stress in generale e il desiderio di fare bella figura) impedisce l’attenzione verso le sensazioni indotte dalle stimolazioni esterne e bloccano l’elaborazione di fantasie sessuali eccitanti, facendo quindi venire a mancare importanti componenti di attivazione in grado di far scattare nella corteccia limbica l’interruttore dell’erezione.
L’ansia e la distrazione si accompagnano ad un terzo fattore: l’errata focalizzazione sul compito.
Ed è su di esso che la tecnica sessuale va ad intervenire.
Terapia della disfunzione erettile
Partendo da tali presupposti la terapia della Disfunzione Erettile deve mirare a restituire al paziente una vita sessuale soddisfacente, non solo un’erezione rigida.
Ciò in quanto recuperare l’erezione non significa automaticamente recuperare il senso di se stessi come uomo.
Conseguentemente, accanto alla farmacoterapia è necessario uno spazio di intervento psicosessuologico di sostegno al paziente ed alla coppia che consenta la rielaborazione delle ripercussioni emotive del disagio sessuale vissuto fino al quel momento.
Articolo scritto dalla dott.ssa Anna Carderi
La dott.ssa Anna Carderi è Psicologo clinico, Psicoterapeuta e Sessuologo.
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