In una società che vede la donna sempre più sessualmente disinibita e richiestiva, spesso rimane sullo sfondo tutta un’altra realtà femminile che a livello sessuale convive costantemente con sintomi fisici che provocano solo sofferenza, fastidio e frustrazione o che persino rifugge dalla sessualità.
Ci sono donne che spesso riferiscono ansia, timore o disgusto quando si trovano di fronte alla fattività di avere un rapporto sessuale o che rabbrividiscono al sol pensiero di toccare i genitali o le secrezioni da essi prodotte. Si tratta del disturbo da avversione sessuale.
La risposta di avversione può variare da un’ansia moderata al panico vero e proprio con ansia estrema, sentimenti di terrore, sensazione di svenimento, nausea, palpitazioni, vertigini e difficoltà di respirazione.
Sono donne che giornalmente si ingegnano per scongiurare il pericolo del rapporto sessuale costruendo elaborate strategie di fuga come l’andare a dormire presto o prima del partner, trascurando l’aspetto estetico, usando sostanze e dedicandosi in modo eccessivo ad attività lavorative, sociali, o alla famiglia. Quando ogni strategia di evitamento fallisce e sono “costrette” ad avere un rapporto sessuale provano un senso di repulsione e di contaminazione. Nei casi più gravi al fine di rifuggire occasioni prossime di sessualità queste donne possono votarsi alla castità e all’isolamento sociale.
Sono donne che spesso hanno alle spalle storie di violenza sia fisica sia psicologica, che hanno subito mutilazione genitali o che comunque hanno vissuto il rapporto sessuale in modo traumatico e/o doloroso.
La loro idea di sessualità spesso si ammanta di sensi di colpa e vergogna. Dettami religiosi e culturali unitamente alla scarsa informazione sessuale nel tempo concorrono alla costruzione di una sessualità negativa fino a sfociare in una sorta di “ripugnanza” verso l’atto sessuale e nei casi più estremi in una vera e propria fobia.
Il Disturbo da Avversione Sessuale può anche insorgere in associazione con altre disfunzioni sessuali come il calo del desiderio o la dispareunia. Questo disturbo compromette gravemente la vita affettiva e sociale, pregiudicando ogni possibilità di relazione sessuale.
Visto il corollario di variabili che concorrono all’instaurarsi del disturbo, il lavoro terapeutico si articola secondo una serie di step a partire dal fornire una corretta informazione sessuale, colmando così le lacune rispetto all’anatomia e alla fisiologia della risposta sessuale e andando a scardinare idee errate sulla sessualità date dai condizionamenti sociali, culturali e religiosi, per poi agire su eventuali aspetti traumatici all’origine del disturbo ed infine arrivare al trattamento sessuale vero e proprio che si sviluppa attraverso l’espletamento di tecniche mansionali specifiche.
Dott.ssa Anna Carderi