Gli uomini tendono a definire – spesso con rabbia e giudizio - Donna Frigida la donna fredda, che non riesce a trarre piacere sessuale; in realtà molti non sanno che dietro la capacità di provare piacere potrebbe esserci un problema o un’inibizione specifica.
“Sei frigida!” A volte detta con rabbia, a volte con sarcasmo, o con insofferente compatimento, oppure con delusione, quest’espressione gronda ancora spesso dalle bocche degli uomini. L'appellativo frigidità è stato abbandonato dalla terminologia medica perché considerato indiscutibilmente dispregiativo nei confronti della donna proprio per l’intrinseco disprezzo, l’aggressività e la condanna che nel tempo si sono sedimentati dietro questo termine.
Dire ad una donna che è frigida, è come darle un giudizio di inadeguatezza sessuale globale, e farle una prognosi amara, quasi a dire:
“Non ci sono soluzioni. Da questo blocco, non ti libererai mai. E io non ne posso più...”.
Profezia, o giudizio, che aumenta spaventosamente l’ansia da prestazione nella donna, rinforzando le sue difficoltà di eccitazione, di abbandono, di piacere, i suoi complessi di inferiorità. Spesso, inoltre, questo giudizio diventa per l’uomo l’alibi perfetto che lo autorizza al tradimento o all’abbandono.
Nel linguaggio comune, il “sei frigida” viene dunque usato come un’espressione sintetica di inadeguatezza sessuale, un marchio di nullità, che include difficoltà molto diverse tra loro: l’incapacità di raggiungere l’orgasmo, la difficoltà di eccitazione mentale o fisica, o la scarsità di desiderio sessuale, o perfino di iniziativa (“non mi cerchi mai!”) che in verità con la frigidità vera e propria c’entrano poco.
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Cosa significa il termine Frigida?
In realtà, allora che cosa significa questa parola? Che cosa provoca questa condizione? E, soprattutto, è possibile uscirne?
Il termine “frigidità” deriva dal latino tardo “frigiditas”, da “frigor” (freddo): indica quindi bene l’assenza completa del calore fisico ed emotivo che usualmente accompagna la risposta sessuale. Indica quindi una condizione molto rara, in cui esiste un blocco di tutta la funzione sessuale.
L’utilizzo del termine frigidità, quindi, è improprio e aspecifico. Alla luce di anni di studio e di una “cultura sessuologica integrata”, è necessario ridefinire il termine frigidità, abbattendo l’immagine che evoca la “frigidità”, cioè della donna fredda e senza emozioni erotico/sessuali e rinforzando la giusta terminologia scientifica di “disturbi del desiderio sessuale femminili” o “inibizione sessuale generale”: termini politicamente corretti, perché emotivamente neutri, che descrivono obiettivamente la difficoltà di lei.
La sessualità femminile ed il suo funzionamento è veramente un territorio molto complesso da diagnosticare e soprattutto curare, correla con un’infinità di fattori psicologici, fisici, emozionali e soprattutto relazionali.
L’attenzione al vero problema è fondamentale per la sua soluzione.
Dal punto di vista fisiologico, infatti, l’eccitazione sessuale è accompagnata da un’attivazione neurovegetativa e dalla vasodilatazione dei vasi cutanei superficiali, che dà e trasmette la sensazione di calore. I meccanismi che regolano l'eccitazione femminili e l’orgasmo sono praticamente analoghi a quelli maschili e dipendono anche ad un buon afflusso di sangue agli organi genitali.
Dal punto di vista sessuologico, questa difficoltà sessuale generale può essere primaria, ed è molto rara, ossia presente fin dall’inizio della vita sessuale della donna. In tal caso lei non ha mai avuto un’emozione sessuale, un lampo di desiderio, un brivido di passione. Più frequentemente è secondaria, e compare dopo un periodo di normale o comunque discreta risposta sessuale. In entrambe le forme la causa è spesso multipla, dovuta a carenze ormonali, a problemi di salute fisici o psichici, a disfunzioni sessuali che colpiscono altri livelli della risposta sessuale, a conflitti e problemi di coppia persistenti, ma anche a delusioni sessuali da scarsa qualità erotica di lui.
E’ sempre caratterizzata dall’assenza del desiderio sessuale, e, conseguentemente, dalla mancanza di eccitazione e di orgasmo, che trovano nel desiderio il motore più potente. In assenza di eccitazione mentale e fisica, genitale e non, il corpo resta “freddo” e quindi eroticamente muto.
Se il desiderio è presente, ma ci sono difficoltà di eccitazione, si parlerà più correttamente di “disturbi dell’eccitazione”. La secchezza vaginale, conseguente alla difficoltà di lubrificazione, accompagnata o meno da dolore alla penetrazione (dispareunia), è allora il sintomo con cui la donna più frequentemente si presenta in consultazione. Se la difficoltà riguarda solo la fase orgasmica, si parlerà invece di anorgasmia, precisando se essa sia primaria, ossia presente fin dall’inizio della vita sessuale; secondaria, comparsa cioè dopo un periodo di normalità sessuale; assoluta, con tutte le forme di stimolazione, o limitata al solo rapporto; generale, con tutti i partner; selettiva, limitata cioè all’intimità con un partner specifico.
Togliere il marchio
L’attenzione alla realtà del corpo e all’armonia delle sue funzioni ci consente quindi una descrizione clinica delle diverse disfunzioni sessuali che possono essere risolte con adeguata terapia, evitando l’uso improprio di termini generici, quali “frigidità”, aggressivi nei confronti della donna e confusivi in termini sessuologici.
Quando un termine è così descrittivamente ed emotivamente efficace, è difficile che venga sostituito, anche se può ferire a fondo. Eppure è questo che si dovrebbe fare, anche per uscire dall’impasse dello sterile giudizio per arrivare invece ad un cambiamento che possa consentire a lei di esprimersi al meglio, con maggiore soddisfazione fisica ed emotiva di entrambi.
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