In situazioni di stress, crisi od emergenza l’imperativo di tutti noi è l’allontanamento da tutto ciò che ci cagiona dolore e malessere.
Il sentirsi in balia degli eventi ci porta spesso a rifuggire dai nostri stati d’animo negativi pensando che tale fuga sia funzionale al recupero della nostra salute psicofisica.
E se le avversità e il loro superamento si rivelassero invece un’opportunità, un arricchimento al servizio del nostro Sé?
In fin dei conti il dolore o la paura non derivano tanto dalla situazione in sé e per sé ma dal modo in cui valutiamo, resistiamo e affrontiamo la situazione critica e dalle risorse che in quell’esatto momento di vita abbiamo a nostra disposizione. In una parola resilienza!
Qualcuno ha detto che ciò che non ci uccide, ci rafforza! Concetto alquanto darwiniano ma reale.
Quindi il nostro compito è cercare e scovare tutte le risorse anche quelle più recondite ai fini di un adattamento funzionale al ristabilire un nuovo equilibrio. È questa predisposizione che ci preserva sia psichicamente che fisicamente dall’essere fagocitati da un ambiente socio - relazionale ostile.
Resistere per adattarsi e adattarsi per resistere non solo a garanzia della nostra incolumità ma anche per dominare la situazione e così riorganizzare un nuovo percorso di vita.
Tutto inizia dall’accettazione del cambiamento e delle “sfide” che esso comporterà rileggendolo in termini di opportunità anziché di minaccia. Per far ciò dobbiamo necessariamente riconoscere, ascoltare e accettare le nostre emozioni negative al fine di padroneggiarle.
Negarle o sopprimerle non aiuta! Anzi, questa perdita di contatto profondo con le nostre emozioni e conseguentemente con noi stessi aggrava solo la condizione in cui si riversa. Il graduale quanto repentino disinvestimento degli obiettivi precedentemente prefissati e la perdita del controllo, inteso come la sensazione di avere potere sulla propria vita, che ne deriva è proprio alla base dello scatenarsi di patologie come l’attacco di panico … il livello più estremo della paura.
La soluzione per evitare ciò ed uscirne fuori è come diceva Robert Frost “passarci nel mezzo”.
A tal fine la terapia consente al paziente di entrare in contatto empatico con le emozioni fino a quel momento negate di dargli una forma e così reagire ad esse, rivalutare la propria sofferenza ed integrarla nella propria storia personale, oltre che viverla come valore aggiunto per se stessi .
Dott.ssa Anna Carderi